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mercoledì 17 agosto 2016

Trail delle Orchidee 31 luglio 2016

Tante volte mi è capitato di dire, subito dopo aver concluso una gara, che il percorso era stupendo e mi sarei iscritta l'anno successivo...
12 mesi sono tanti e, vuoi per impegni che si sormontano, vuoi per altre variabili (più o meno) impazzite, non sempre sono riuscita a onorare gli impegni.
Ci sono delle gare, e me ne vengono in mente giusto un paio, che sono diverse dalle altre, per un quid che le rende davvero speciali, almeno per me*!
Il Trail delle Orchidee, con i suoi 46 km e 3000 D+: sarà perchè è stata la mia prima ultra in montagna, sarà perchè il Clapsavon incute timore e arrivarci in cima è una soddisfazione impagabile, o per la compagnia degli amici di sempre con i quali già lo scorso anno avevamo esplorato il percorso e assaggiato le asperità, fatto sta che l'iscrizione era "scontata"! Poi il fisico è quello che è, infiammazioni, tendini, contratture fastidiose che non vogliono andarsene, così come il dubbio "ce la farò", è una costante fino alla partenza il giorno tanto atteso.
Rispetto al 2015, quest'anno solo un esplorativo a luglio per calpestare di nuovo i sassi ed i 1000 m D+ tra Casera Tintina e Clapsavon, durante un bell'esplorativo circolare ideato dall'Anziano Istruttore da Sauris di Sopra, intrecciando percorsi e azzeccando traiettorie...
Consapevole di un allenamento molto meno mirato e meticoloso rispetto lo scorso anno, ma con addosso una gran voglia di ritrovarmi su sentieri mozzafiato cavalcando la schiena dei monti che circondano il lago di Sauris, sabato partiamo alla volta di Ampezzo per ritirare i pettorali.
Poco dopo partecipiamo al briefing: fa freddo e le previsioni non sono buone: pioggia e schiarite a mezzogiorno, pioggia e temporali dalle 14! 
Per i più veloci nessuna preoccupazione, la pioggia delle 12 la prenderanno giusto in dirittura d'arrivo, ma nel mio caso, quei temporali non mi lasciano molto tranquilla; l'obiettivo è essere al ristoro del 17° km, passato Clap Savon e terminata la discesa nel ghiaione, prima che inizi a piovere!
Da Ampezzo ci spostiamo al Rifugio Tita Piaz, da dove inizierà la gara domenica mattina, prendiamo possesso della nostra stanza (una bella e comoda quadrupla per la delegazione quasi al completo di Evoluzione Nordic!) e ci fermiamo a chiacchierare con altri runners che, come noi, sono lì per partecipare al Trail, che quest'anno propone anche la versione short.
Ceniamo, ci diamo la buonanotte dopo aver accuratamente preparato lo zaino col materiale obbligatorio, gli indumenti da indossare la mattina dopo, le borracce e ogni cosa per rubare quanto più sonno possibile al risveglio.
Domenica alle 6, incontro in rifugio Enrico, in direttissima da Trieste (giusto per aggiungere un po' di fatica a questa gara troppo corta per i suoi standard!) per chiudere un conto in sospeso con il Trail - e chiuderà benissimo, piazzandosi 17°! Mi aggiorna sulla sua ultima fatica ad Andorra (Ronda dels cims - un altro pianeta! :O) e quindi non resta che andarmi a preparare...
Bellissimo e carico di emozione il clima pre start e finalmente si parte: pochi metri d'asfalto per poi tuffarsi nei sentieri, carrarecce, pietraie per chilometri di natura.
Il percorso inizialmente sinuoso nel bosco, si trasforma inerpicandosi su e giù lungo le dorsali dei monti che circondano il lago; dopo una prima parte di sottobosco, inizia il tratto esposto e panoramico: le foto sono dell'esplorativo di due settimane prima, appositamente mi sono dilungata a scattare in ogni direzione ben sapendo che il 31 luglio non avrei guardato molto oltre i miei piedi...



Il percorso è sempre ben segnato, nella cresta le corde e le sicurezze sono state implementate rispetto l'anno precedente ed i volontari sono gli angeli custodi che danno fiducia negli attraversamenti critici.
Salita e ghiaione passano all'asciutto, anche se il fango non mi risparmia una notevole caduta con annesso crampo su tutta la gamba sinistra (certo, mica potevo cadere e basta :S) ma come arrivo al ristoro a Casera Cjansaveit inizia a piovere; infilo il guscio e riparto, mi chiedo dove saranno Paola e Stefano, spero a buon punto!
Mentalmente penso che ora è "tutta discesa": non è certamente così, ma la parte più tosta è alle spalle, ora mi aspetta una lunga carrareccia, un po' d'asfalto per congiungere il percorso ad un bellissimo traverso che corre nel prato. Ancora una salita, una gran discesa, una salita nel bosco, asfalto-diga sul lago - ultimi 5 km di risalita per arrivare nuovamente al Rifugio che ci ha visti partire un bel po' di ore prima...
Detta così, sembra facile come bere un bicchiere d'acqua, ma le scarpe sono completamente inzuppate, le calze devono essere andate a spasso e sento una vescica sotto il piede che brucia a ogni appoggio... Non c'è molto da fare se non muovermi per togliere le scarpe prima possibile!
Bellissimo il viaggio sulle proprie gambe: intorno scorrono paesaggi, alberi come persone, pensieri e volti sconosciuti, ciascuno una storia, una vita ed il suo piccolo mondo...
Quando sto per arrivare al Rifugio, stanca e infreddolita, un po' indolenzita dai piedi fradici e dalle vesciche ma incredibilmente soddisfatta, torno qui con la netta sensazione di essere diversa da com'ero 9 ore prima...
Poi, arrivare e ricevere una medaglia così, è veramente una cosa unica:
*Legano inconsciamente a un evento anche l'indole degli organizzatori: che Stefano ci metta passione e cura in quello che fa è evidente, così come è bello sentirsi, come ogni singolo runner, importante e prezioso per la buona riuscita della manifestazione: Bravo Stefano e l'organizzazione tutta! 

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